Le unità SSD sono diventate sempre più comuni a causa del significativo calo dei prezzi che hanno avuto. Addirittura siamo passati dai modelli SATA a modelli ancora più veloci ed avanzati con attacco PCI express.
Il boom è dovuto alle sue prestazione che massimizzano l’efficienza e aiutano nella produttività e nella velocità delle operazioni.
Essendo abituati da anni agli Hard-Disk meccanici molti eseguono ancora delle operazioni pericolose che non vanno più fatte se si vuole preservare lo stato di salute di questi dischi a stato solido.
Non deframmentare un SSD
Gli SSD sono totalmente diversi dagli HDD e funzionano in modo diverso, il che significa che non hanno bisogno della stessa manutenzione e ciò che è buono per un dispositivo non è detto che sia buono per l’altro.
Deframmentare è uno dei migliori esempi. In un hard disk tradizionale si migliorano le prestazioni raggruppando i dati sparsi presenti sul disco.
Quest’ operazione su un SSD riduce solo la sua vita poichè ogni specifico settore ha un numero massimo di operazioni di scrittura, operazione che viene fatta durante la deframmentazione.
Non dimenticare di disattivare la deframmentazione automatica.
Non eseguire la pulizia
Nei dischi rigidi i file rimangono anche dopo rimossi e finchè non vengono sovrascritti è possibile recuperarli.
Questi programmi di pulizia o cancellazione permanente dei file non vanno eseguiti sugli SSD i quali hanno il TRIM attivo. Esempio Windows 7 e superiori, Mac OS X 10.6.8 e versioni successive o Linux con kernel 2.6.28 o superiore.
In questi casi, quando un file viene cancellato il TRIM elimina immediatamente settori di dati, in modo che non possa più essere recuperato e non possa influire sulle prestazioni della memoria.
Non utilizzare vecchi sistemi operativi come XP
Non bisogna installare ed utilizzare vecchi sistemi operativi come Windows XP, Windows Vista o versioni precedenti di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente poichè non sono ottimizzati per questo tipo di memorie e non hanno il supporto TRIM.
Ciò significa che quando si desidera cancellare un file i dati rimangono nei settori del disco, con un conseguente calo delle prestazioni poichè in questi settori saranno effettuati prima cancellazioni e poi scritture.
Come avete immaginato questo è un risultato chiaro che influenza negativamente le prestazioni complessive del disco e del sistema.
Non tenerli occupati al limite
Anche in questo caso si tratta di una caratteristica inerente al modo di lavorare degli SSD e non è poi così complicato o difficile da capire.
Quando un SSD ha poca memoria libera i suoi blocchi sono parzialmente occupati, il che significa che quando si va ad eseguire un’operazione di scrittura deve leggere il blocco parzialmente pieno nella sua cache, modificarlo con i nuovi dati che vogliamo registrare.
Questo processo viene ripetuto ad ogni nuova operazione con una buona perdita di prestazioni.
Dove è allora il punto ottimale? Ebbene, secondo Anandtech non si dovrebbe occupare con più del 75% questo tipo di memoria.
Non effettuare operazioni di scrittura costante
Come anticipato un SSD ha un certo numero di operazioni di scrittura che segnano ciò che è noto come ciclo di vita.
Normalmente questo numero è molto elevato facendolo vivere per diversi anni. Probabilmente si finisce per cambiare prima il PC piuttosto che il disco.
Se però lo si vuol far durare oltre i 5 anni è sconsigliato eseguire processi di scrittura continui come installazione , trasferimento file o software adibiti ad operazioni di scrittura.
In conclusione vi ricordiamo che è sempre bene affiancare un HDD per preservare i vostri dati e a scopo di backup. Ancora meglio se fisicamente staccato dal PC per eventuali attacchi di cryptoloker (virus che compromettono i tuoi file).
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