Se sei un appassionato di moto e velocità, il 2024 promette grandi emozioni con una serie di titoli che portano le corse su due ruote a un nuovo livello. Dai simulatori realistici che mettono alla prova abilità e strategia, agli arcade frenetici in cui conta solo l’adrenalina, questa guida ti porterà alla scoperta dei migliori giochi di moto da provare nel 2024. Che tu preferisca sfrecciare su piste di MotoGP o affrontare percorsi sterrati su potenti dirt bike, qui troverai il gioco che fa per te.
Ride 5
Ride 5, l’ultima fatica di Milestone, è un’esperienza che esalta il realismo e il dettaglio visivo grazie all’esclusività per console di nuova generazione, con un sistema di meteo dinamico migliorato, un roster di moto ampliato e l’introduzione della modalità split-screen. Questo titolo si distingue come una sfida dedicata a chi apprezza le simulazioni più rigide, non lasciando molto spazio all’approccio arcade e richiedendo invece un impegno totale e una capacità di adattamento immediato.
Fin dall’inizio, Ride 5 mette alla prova i giocatori, invitandoli a prendere familiarità con il tracciato attraverso giri di prova, proprio come il predecessore Ride 4 del 2020. Anche se questa volta si è ridotto l’accento sulla precisione assoluta del tempo migliore, il titolo rimane intransigente, senza offrire modalità tutorial o guida pratica. Questo approccio lo rende davvero impegnativo e, pur avendo esperienza della serie, mi sono trovato a lottare per padroneggiare il sistema di controllo: le moto risultano pesanti e la sensibilità nei momenti di accelerazione e frenata prima delle curve richiede molta pazienza e pratica. Ride 5, quindi, risulta ancora più difficile per i neofiti, che potrebbero trovarlo un po’ inaccessibile.
La modalità carriera di Ride 5 rappresenta la parte principale dell’esperienza e si suddivide in quattro capitoli con livelli di difficoltà variabili. Si parte con moto di 250cc per poi progredire verso modelli più potenti di 600cc e infine arrivare alle 1000cc, che promettono sfide all’altezza dei professionisti del settore. L’avanzamento offre un’incentivo notevole grazie a una vasta selezione di moto da sbloccare, tra cui modelli iconici come la Kawasaki Ninja ZX-7RR 1996 e la Honda VTR1000 SP1-EM del 2001, estremamente apprezzate dagli appassionati.
Il punto di forza di Ride 5 è l’incredibile cura nella realizzazione dei modelli delle moto, sia esteticamente che a livello di sound design. Con ben 233 moto disponibili da marchi come Honda, Kawasaki, Aprilia, KTM, Suzuki e Triumph, l’esperienza visiva e uditiva è davvero unica e riesce a trasmettere una sensazione di realismo senza precedenti grazie alle potenzialità grafiche delle nuove console. Anche le prestazioni acustiche sono eccellenti: durante un giro su una Kawasaki Ninja ZX-6R, mi sembrava di essere di nuovo in sella, con il rombo del motore perfettamente riprodotto in prima persona. Tuttavia, l’elevato realismo nei dettagli delle moto non si estende purtroppo agli spettatori o agli elementi ambientali, che presentano texture a volte poco definite o pop-up di oggetti lungo i tracciati.
Un aspetto meno riuscito è rappresentato dall’intelligenza artificiale dei piloti avversari, aggressiva anche alle difficoltà minori. Mi è capitato spesso di essere colpito e penalizzato in curva a causa di sorpassi azzardati da parte di altri piloti, risultando in un’esperienza frustrante che non riflette la realtà delle gare. Sebbene sia possibile disattivare le collisioni e regolare le impostazioni dell’I.A., la soluzione ideale sarebbe un sistema più equilibrato che non costringa il giocatore a modificare queste opzioni.
Su PS5, l’uso dei trigger adattivi del controller DualSense regala un’immersione davvero unica, simulando la resistenza nella frenata e nell’accelerazione, amplificata dal feedback aptico che trasmette le differenze tra i terreni. Il gioco, infatti, si vive al meglio su questa console.
Ride 5 è un titolo che può lasciare perplessi: pur avendo raggiunto un elevato livello di realismo e di cura nella grafica e nel suono, si distingue poco dal predecessore. Le novità introdotte, come lo split-screen e qualche aggiunta alla modalità carriera, non sembrano giustificare completamente un nuovo capitolo. Ride 5 non è immediato né leggero, ma se sei un appassionato di moto alla ricerca di una simulazione senza compromessi, allora questo è il gioco per te. Se invece cerchi un’esperienza più rilassata, potrebbe non essere la scelta migliore.
Ride 5 offre buone opzioni di accessibilità, tra cui il layout dei comandi interamente personalizzabile e vari aiuti alla guida (frenata automatica, sterzata assistita e disattivazione delle collisioni), oltre alla possibilità di personalizzare l’HUD per una visualizzazione ottimale.
MotoGP 24
MotoGP 24 è l’ultimo titolo della serie ufficiale di giochi MotoGP di Milestone e offre agli appassionati un’immersione completa nella stagione MotoGP 2024, con squadre, piloti e circuiti ufficiali. Questo capitolo si concentra tanto sulle corse quanto sulla strategia, che include la gestione dell’usura dei pneumatici, la messa a punto della moto e il controllo dei livelli di carburante. In modalità carriera, è possibile prendere le redini della propria squadra, negoziando contratti con sponsor e supervisionando ogni aspetto gestionale.
Le moto, impegnative da guidare, risultano soddisfacenti e impegnative da padroneggiare. Il livello di difficoltà è ben bilanciato e rende ogni gara avvincente, con un sistema di controllo che, pur ottimizzato, richiede una certa esperienza per ottenere il massimo.
MotoGP 24 introduce alcune novità rispetto al precedente capitolo, come il nuovo sistema di stewarding, che assegna penalità – dai giri lunghi ad altre sanzioni – in caso di incidenti. Sebbene questo sistema sia pensato per penalizzare le manovre irregolari dell’IA, non è sempre perfetto: capita infatti di ricevere penalità anche in incidenti non causati direttamente dal giocatore. Un’altra aggiunta interessante è la Difficoltà Adattiva, che modula automaticamente la difficoltà dell’IA in base alla performance del giocatore, un aiuto prezioso per i meno esperti e per mantenere una competizione serrata.
A livello grafico, MotoGP 24 impressiona: i modelli dei piloti sono realistici e le moto, dai prototipi Moto3 e Moto2 fino ai modelli MotoGP e MotoE, sono dettagliate e solide. Gli effetti sonori contribuiscono a creare un’ottima immersione, riproducendo fedelmente l’ambiente di gara. Il sistema meteorologico dinamico, già visto in titoli precedenti, aggiunge un ulteriore livello di sfida in gara.
La personalizzazione del pilota è anch’essa ben strutturata, con opzioni che vanno dalla scelta dell’abbigliamento fino alla personalizzazione del numero di gara e persino alla possibilità di scegliere dettagli come il logo sulla parte posteriore della tuta e il numero di dita da usare sui freni.
In definitiva, MotoGP 24 rappresenta la scelta ideale per chi cerca una simulazione di corse motociclistiche competitiva e appagante, con miglioramenti che lo rendono più accessibile rispetto alla serie Ride, pur mantenendo un livello di difficoltà avvincente. Anche se non si discosta eccessivamente da MotoGP 23, questo titolo offre l’esperienza più completa e realistica per gli appassionati del campionato MotoGP.
Moto Racer 4
C’è qualcosa di magico nei classici giochi di corsa arcade degli anni ’90 come San Francisco Rush, Extreme G, Snowboard Kids e Beetle Adventure Racing. Moto Racer 4 di Artefacts Studios, la settima iterazione di una serie di titoli di corse relativamente di nicchia, tenta di riportare in vita quell’essenza, con tutta la sua estetica frenetica e visivamente esagerata. Ma questo titolo riesce davvero a trovare il suo spazio in un mercato moderno? La risposta è complessa.
Moto Racer 4 riprende fedelmente molti elementi degli arcade racing di quel periodo, dalle musiche elettroniche energiche fino ai personaggi carismatici con abilità e stili unici. Già dall’inizio, il gioco invita a scegliere tra i piloti, ognuno con diverse caratteristiche in termini di velocità, accelerazione, maneggevolezza e stile. Anche se le opzioni di personalizzazione e potenziamento dei personaggi sono divertenti, il punto forte resta il design dei tracciati: una serie di piste variegate e suggestive, da canyon desertici a isole nel Pacifico, piene di scorciatoie e salti vertiginosi. Queste ambientazioni prendono ispirazione dal mondo reale, ma le piste sono tutt’altro che realistiche, risultando in un’esperienza emozionante e quasi fantastica.
I problemi principali, però, emergono nel momento in cui si inizia a fare sul serio con la guida. Uno degli aspetti meno riusciti è il sistema di boost, che si può ottenere con manovre come i wheelie, le impennate, o eseguendo correttamente dei rapidi QTE. Purtroppo, la velocità base delle moto è così limitata da rendere il boost quasi obbligatorio: senza boost si viaggia a velocità troppo bassa, con l’IA che sfreccia rapidamente davanti al giocatore, eliminando ogni senso di competizione. Si è così costretti a ripetere azioni come i wheelie per rimanere al passo, il che spezza il ritmo della gara e rende l’esperienza frustrante.
Anche il sistema di sterzata lascia a desiderare. Pur trattandosi di un gioco arcade, la sensibilità del controllo è eccessiva: basta un leggero movimento della levetta per spostarsi drasticamente a sinistra o a destra, rendendo difficile mantenere una traiettoria stabile. Questo diventa ancora più problematico su piste piene di ostacoli come traffico civile, costringendo a microcorrezioni costanti per evitare collisioni e mantenere la linea ideale per i salti.
Dal punto di vista visivo, Moto Racer 4 non delude completamente, ma non riesce a brillare. Le ambientazioni sono piuttosto varie, ma la mancanza di dettagli rende il mondo di gioco monotono: foreste con alberi tutti uguali, rocce ripetitive e un certo grado di pop-in visivo distolgono l’attenzione dall’esperienza di corsa. Inoltre, i frequenti cali di frame rate compromettono ulteriormente la fluidità dell’azione, abbassando l’esperienza anche sotto i 20 fps in alcune occasioni.
Nonostante tutto, il design dei tracciati è così coinvolgente che potrebbe valere la pena di sopportare questi difetti, se non fosse per una serie di problemi di “quality of life”. Prima di ogni gara, il gioco richiede di scommettere sulla posizione di arrivo: azzeccare il pronostico premia con stelle, sbagliare fa perdere punti. In teoria, un buon sistema, ma l’IA del gioco, con un fastidioso effetto “catch-up”, riduce la possibilità di vittoria, poiché gli avversari rimangono sempre in scia, indipendentemente dalla nostra performance. A ciò si aggiungono piccoli problemi come il mancato salvataggio delle opzioni di personalizzazione tra le gare e qualche errore di battitura nelle schermate di caricamento, che evidenziano una mancanza di rifinitura.
La modalità multiplayer, che potrebbe rappresentare una valvola di sfogo per un’esperienza di corse più bilanciata, soffre di una bassissima presenza di giocatori, rendendo difficile trovare avversari per gare online, lasciando in sospeso le sue potenzialità.
In conclusione, Moto Racer 4 è un nostalgico richiamo ai classici arcade racing, ma i problemi di gameplay e la mancanza di rifinitura ne limitano fortemente il fascino. Se siete fan dei giochi arcade della vecchia scuola, potreste apprezzare la sfida delle piste, ma le difficoltà tecniche e di design rendono Moto Racer 4 un titolo difficile da consigliare a chiunque cerchi un’esperienza di corsa davvero raffinata.
MX vs ATV Legends
MX vs ATV Legends è il nuovo capitolo della storica serie sviluppata da Rainbow Studios e pubblicata da THQ Nordic, che ritorna con un’esperienza di corse su terreni accidentati e piste fangose. A differenza di altri racing game incentrati su competizioni pulite e precise, come F1 2022, MX vs ATV Legends punta tutto su corse adrenaliniche, ambientate in contesti naturali e scenari fuori strada. Nel corso della nostra recensione, ci siamo immersi in questo mondo, sperimentando la guida su veicoli come motocross, UTV e ATV, con uno stile di gioco più arcade che simulativo.
MX vs ATV Legends amplia l’offerta con un vasto open world, dove i giocatori possono esplorare ambienti molto vari. Il mondo di gioco è enorme, e racchiude montagne, sentieri sterrati, canyon e sprazzi di neve, offrendo una notevole diversità ambientale. Qui è possibile prendere confidenza con i veicoli, affrontando tutorial che sbloccano nuove attrezzature e sfide. Quest’area open world ricorda titoli come Steep, che permettono di sperimentare discipline diverse all’interno dello stesso gioco.
La modalità Carriera è uno dei punti forti di MX vs ATV Legends e offre una scalata verso il successo molto coinvolgente. Oltre alla personalizzazione dell’avatar e degli accessori, i giocatori possono interagire con NPC e firmare contratti che influenzano il corso della carriera. La Carriera include tutte le discipline, dalle motocross alle ATV fino agli UTV, e consente di cimentarsi in gare sempre più complesse. Tuttavia, l’intensità dei dialoghi con gli NPC è limitata, risultando poco incisiva per un open world. Guidare i vari veicoli presenta caratteristiche e sfide differenti: le motocross, ad esempio, risultano più facili da maneggiare, mentre gli UTV si dimostrano meno stabili e più complessi da controllare.
Oltre alla Carriera, il gioco offre Esibizioni rapide, Prove a tempo, modalità split-screen e multiplayer. Le sfide in multiplayer sono divertenti, soprattutto in compagnia, anche se risultano meno dettagliate rispetto alla modalità principale.
Per quanto riguarda la guida e la fisica, MX vs ATV Legends opta per un approccio arcade, rinunciando alla precisione di una simulazione. La fisica risulta molto particolare, quasi come se tutti i veicoli ruotassero attorno a un unico punto centrale. Questo rende il comportamento dei mezzi poco realistico, con sterzate e salti eccessivi. Il feeling con il terreno lascia a desiderare, soprattutto nei momenti in cui l’attrito e la scivolosità dovrebbero essere più evidenti. In particolare, la guida sul fango sembra simile a una superficie ghiacciata, rendendo alcuni veicoli meno gestibili di altri, con le ATV che risultano le più divertenti e le motocross le più semplici.
Dal punto di vista grafico, MX vs ATV Legends si difende bene con scenari ricchi di colori vivaci e un buon colpo d’occhio, anche se le imperfezioni tecniche non mancano. Su PS5, il gioco offre paesaggi dettagliati e un’illuminazione accattivante, ma a un’analisi più attenta si notano bug e cali di frame rate. La difficoltà è personalizzabile, anche se le differenze tra i vari livelli non sono sostanziali, con un’intelligenza artificiale particolarmente aggressiva. Gli avversari non esitano a causare confusione in gara, rendendo ogni errore un potenziale disastro.
In conclusione, MX vs ATV Legends è un titolo che offre corse fuori pista con uno stile divertente e frenetico, ideale per chi cerca un’esperienza rilassata e non troppo simulativa.
Dakar 18
Dakar 18 introduce un open world di grandi dimensioni tra Perù e Argentina, fornendo un’ampia varietà di terreni tra cui dune, rocce, fango e sentieri difficili da attraversare. I giocatori possono scegliere tra diversi veicoli – auto, moto, SxS, camion e quad – ma il viaggio per diventare una leggenda non è così agevole come il marketing potrebbe suggerire. In questa gara, infatti, non è presente una mappa tradizionale: al suo posto, i giocatori devono seguire coordinate e waypoints, verificando di aver colpito ogni checkpoint.
In linea generale, Dakar 18 si configura come una vera e propria gara di resistenza fuoristrada, in cui bisogna affrontare distanze considerevoli, che arrivano fino a 800-900 km al giorno. Le gare più brevi sono disponibili, ma la maggior parte delle competizioni dura almeno un’ora, rendendo il gioco impegnativo più che divertente per chi non ama le sfide lunghe. Un tutorial obbligatorio introduce i giocatori alle meccaniche base, dal momento che ogni errore si paga in tempo e in Dakar points, che scarseggiano soprattutto all’inizio.
Dakar 18 propone diverse modalità, dal multiplayer al single-player. Tra queste, l’Adventure Mode è il cuore del titolo. Qui i giocatori scelgono il veicolo (tra cinque diverse tipologie, che offrono esperienze molto diverse tra loro), e il co-pilota li guida con indicazioni vocali, fondamentali per mantenere la direzione corretta. Chi sceglie moto o quad dovrà fare a meno del co-pilota, rendendo l’esperienza ancora più impegnativa.
Il sistema di danni aggiunge un ulteriore livello di difficoltà: il consumo di olio e carburante, il logoramento delle gomme e la possibilità di guasti al cambio richiedono un’attenzione costante. Le riparazioni, accessibili tramite menù, sottraggono tempo e punti, quindi è essenziale bilanciare velocità e prudenza.
Graficamente, il gioco presenta dettagli notevoli nel paesaggio e nei veicoli, anche se il controllo sul vasto mondo di gioco si dimostra spesso frustrante a causa di una manovrabilità troppo sensibile e del sistema di danni severo. Anche il co-pilota, seppur fondamentale, può risultare snervante con le continue indicazioni. Insomma, Dakar 18 rappresenta un’esperienza unica, ma per appassionati che non si scoraggiano di fronte alle lunghe e difficili gare in condizioni estreme.
TT Isle of Man: Ride on the Edge 3
“TT Isle of Man: Ride on the Edge 3” segna il debutto dello studio RaceWard, che prende le redini della celebre serie di simulazione di gare motociclistiche dedicata al famigerato Tourist Trophy. E come il leggendario pilota Guy Martin, spesso ad un soffio dal podio, anche questo titolo sembra destinato a rimanere un passo indietro dalla grandezza.
In questa nuova edizione, il team si è impegnato a riprodurre fedelmente il brivido della guida su due ruote, basandosi sull’esperienza precedente di RiMS Racing. Le moto risultano realisticamente pesanti e reattive alle asperità della strada, restituendo un feeling autentico che potrebbe appagare i più appassionati. Tuttavia, la curva di apprendimento è ripida e molte delle caratteristiche simulative avanzate potrebbero scoraggiare i giocatori meno esperti.
Una delle aggiunte principali è la modalità “Open Roads”, che permette di esplorare l’Isola di Man in un ambiente semi-aperto con percorsi secondari e otto tracciati principali, tra cui il leggendario circuito della Snaefell Mountain Course. Sebbene questa novità porti una ventata d’aria fresca nella serie, l’esperienza open world appare limitata. Gli eventi si svolgono su strade spesso deserte, senza traffico o grandi interazioni, e manca la possibilità di muoversi liberamente come in giochi simili.
In termini di contenuti, il gioco offre le classi Supersport e Superbike, ma lascia desiderare per la scarsità di opzioni. Non c’è la possibilità di creare il proprio team o personalizzare il pilota, e la selezione delle moto e dei piloti è limitata a quelli della stagione 2022. Anche l’assenza della VR, di modalità di personalizzazione e di un sistema di scia penalizzano l’immersività e la varietà dell’esperienza.
La grafica di Ride on the Edge 3 è affascinante, specialmente nei momenti ad alta velocità, ma i difetti visivi come il pop-in degli elementi e la scarsa qualità delle texture marine risultano deludenti. Anche il framerate risulta incostante in risoluzione 4K e i circuiti fittizi, con le loro curve a gomito, poco si adattano alla guida su moto da corsa.
A livello di gameplay, Ride on the Edge 3 richiede impegno e precisione. L’assenza della funzione rewind rende gli errori decisivi, e il sistema di partenza richiede una coordinazione precisa, che su alcuni controller non funziona come dovrebbe. Fortunatamente, gli appassionati di simulazione troveranno interessante la possibilità di regolare i parametri tecnici della moto, come sospensioni e pressioni delle gomme, ma questa attenzione al realismo non può compensare del tutto l’assenza di varietà di contenuti.
Nonostante i limiti, il gioco rimane una tappa obbligata per i fan del Tourist Trophy e degli appassionati di gare motociclistiche. La fisica delle moto è affascinante e RaceWard ha saputo ricreare in maniera appassionata il circuito della Snaefell Mountain, rendendo giustizia a quella che è probabilmente la gara più pericolosa del mondo. Tuttavia, come accaduto a Guy Martin, TT Isle of Man: Ride on the Edge 3 non riesce a raggiungere il traguardo finale, lasciando un retrogusto di occasioni perse che potrebbe limitare il suo successo.
Monster Energy Supercross 6 Championship: The Official Video Game
Monster Energy Supercross 6 Championship: The Official Video Game è probabilmente la migliore versione della serie finora, almeno secondo la mia esperienza. Milestone sembra aver compiuto un significativo passo avanti per soddisfare sia i fan più appassionati che i giocatori casuali come me, offrendo un bilanciamento tra simulazione e divertimento che rende il gioco piacevole da esplorare.
Partendo dai miglioramenti visivi, MES6 non punta a stupire visivamente rispetto agli standard grafici attuali, ma il lavoro sui dettagli è evidente. Mi ha colpito in particolare la cura posta nell’ambiente e nella resa del motociclista, con effetti di luce e vento che aggiungono un tocco di realismo durante le gare. I modelli dei piloti e delle moto sono più raffinati rispetto alle versioni precedenti, pur non raggiungendo l’eccellenza grafica di altri titoli sportivi contemporanei.
Sul fronte del gameplay, la giocabilità è migliorata notevolmente, rendendo più intuitiva e divertente l’esperienza di guida. La sensazione di accelerare e affrontare le colline mi ha coinvolto più di quanto sia accaduto con le edizioni precedenti. La fisica dei personaggi – pur semplice – è diventata più realistica, con effetti “ragdoll” quando il pilota cade dalla moto che, sorprendentemente, aggiungono un tocco di immersione.
Uno degli elementi che più ho apprezzato è il Supercross Park, una modalità libera che permette di esplorare un’ampia mappa con cinque diverse aree senza interruzioni. Questa modalità ricorda giochi iconici come Skate o Trials e consente di gareggiare in corse dal vivo o di godersi la libertà di guida. Se in futuro dovessero ampliare questa modalità con NPC e ulteriori eventi, potrebbe diventare il punto di forza del gioco.
Aspetti negativi, però, non mancano. La modalità carriera rimane piatta e manca di profondità, presentandosi più come una serie di gare in sequenza piuttosto che come un viaggio o una progressione personale. Pur essendoci possibilità di personalizzare il proprio pilota, si perde un po’ di contatto con chi si è creato, e l’intera esperienza sembra mancare di un elemento narrativo che la distingua dalle altre modalità.
In termini di personalizzazione del pilota, purtroppo, le opzioni sono limitate, specie se confrontate con altri giochi. È possibile personalizzare l’aspetto della moto in vari modi, ma la creazione del pilota è meno varia. Capisco la difficoltà di distinguere i personaggi che indossano un casco, ma un ambiente come il Supercross Park potrebbe offrire più opzioni, come la possibilità di gareggiare senza casco in determinate situazioni, un’aggiunta che darebbe maggiore autenticità al gioco.
Pur non essendo un fanatico di motocross, ho trovato MES6 piacevole e con il potenziale per continuare a intrattenermi. Non è un gioco perfetto, ma offre una base solida e piacevole su cui Milestone potrà costruire nei prossimi capitoli della serie. Se continuano a espandere le funzionalità attuali e a migliorare la profondità del gioco, potrebbe guadagnare un posto stabile nel mio elenco di giochi preferiti.
The Crew Motorfest
The Crew Motorfest prende una svolta audace, abbandonando la vastità degli Stati Uniti per concentrarsi sull’isola di O’ahu, Hawaii. Questa scelta offre una mappa più compatta e dettagliata, a discapito della grandiosità delle versioni precedenti. Il cambio di rotta sembra ispirarsi chiaramente alla serie Forza Horizon, ma in questa nuova impostazione il gioco riesce a brillare, soprattutto grazie a un modello di guida migliorato e a una resa visiva curata. Tuttavia, Motorfest lascia ancora spazio a desideri inespressi e alcuni punti di frustrazione.
Inizialmente, il gioco cattura l’attenzione con una sequenza introduttiva ben curata, in cui si esplora liberamente O’ahu affrontando una varietà di eventi. Tuttavia, le dimensioni ridotte della mappa si fanno notare: mentre The Crew 2 offriva una corsa estesa da costa a costa di 40 minuti, in Motorfest bastano appena 15 minuti per compiere un giro completo dell’isola. Nonostante ciò, la qualità del dettaglio si rivela eccellente, specie durante i tramonti, anche se qualche problema di rendering nei paesaggi più intricati è visibile quando si vola a bassa quota. La densità di traffico è minima e l’assenza di pedoni rende l’ambiente meno vivo; anche gli avversari controllati dall’intelligenza artificiale, che appaiono e scompaiono improvvisamente, generano confusione e limitano l’immersione durante la guida libera.
La modalità principale, le Playlist, consente di cimentarsi in eventi tematici che esplorano vari aspetti della cultura automobilistica. Alcuni dei miei preferiti includono la Playlist dedicata a Donut Media, con esilaranti showdown tra auto rivali, e una retrospettiva sulla storia della Porsche 911. Tuttavia, non tutte le Playlist convincono: ad esempio, quella sul drifting è deludente e passa inspiegabilmente da eventi realistici su strade di montagna a gare tradizionali che sviliscono l’arte del drifting.
L’esperienza con aerei e barche, raggruppata in una singola Playlist, risulta frettolosa e poco curata. Mentre le onde alte del mare offrono momenti adrenalinici, gli eventi aerei, lenti e privi di sfida, risultano piatti, con modelli di volo troppo assistiti e velocità dei velivoli lontane dalla realtà. Il Grumman F8F Bearcat, una delle aggiunte più rapide in assoluto, è penalizzato, privandoci del brivido del volo veloce.
Motorfest adotta un approccio diverso alla progressione, rendendo il veicolo personale quasi superfluo nelle Playlist, in quanto si guida per la maggior parte del tempo auto prese in prestito. Solo dopo aver completato una Playlist si può scegliere di ripetere gli eventi con la propria auto. Inoltre, il sistema di valuta virtuale resta molto invasivo: il gioco invita continuamente all’acquisto di oggetti e potenziamenti, e alcune Playlist richiedono auto specifiche che si possono ottenere solo con costosi acquisti in-game.
Il modello di guida di Motorfest è un netto passo avanti rispetto ai capitoli precedenti. Le auto hanno un senso di peso e aderenza migliorati, specie nelle curve, in cui i veicoli sembrano prendere vita. Tuttavia, la disattivazione delle assistenze alla guida porta gli avversari dell’IA ad avere vantaggi considerevoli in partenza, portandomi a riattivarle per mantenere la competizione equa. Anche in modalità multiplayer consiglio di tenere le assistenze attive per gareggiare con altri giocatori; il multiplayer, però, è deludente: i tempi di attesa per una gara a volte superano quelli dell’evento stesso.
The Crew Motorfest rappresenta una svolta interessante, con aspetti che catturano e altri che deludono. La compattezza della mappa e la cura dei dettagli visivi offrono una cornice affascinante per gli amanti dei motori, ma le microtransazioni invadenti e una campagna disomogenea ne riducono l’appeal. Le Playlist introducono varietà, sebbene non tutte siano ben riuscite, e la modalità di volo resta deludente. Il titolo mostra un potenziale che, se sviluppato con maggior attenzione, potrebbe fare di Motorfest un capitolo memorabile, per ora penalizzato da difetti strutturali e scelte di progressione discutibili.
Conclusione
In conclusione, il 2024 offre un’ampia scelta di giochi di moto che sapranno soddisfare tutti i gusti, dai puristi delle simulazioni ai fan delle esperienze arcade più spensierate. Ogni titolo nella nostra guida porta qualcosa di unico, che si tratti di una grafica mozzafiato, di meccaniche di guida realistiche o di percorsi pieni di adrenalina. Non ti resta che scegliere il gioco più adatto al tuo stile e prepararti a vivere l’emozione delle corse su due ruote!