In un sorprendente sviluppo, una startup segreta guidata da ex-leader di Blue Origin sta attirando l’attenzione con il suo ambizioso obiettivo di estrarre risorse dalla Luna. Interlune, attiva da almeno tre anni ma mantenuta avvolta nel mistero, ha recentemente completato una raccolta di finanziamenti significativa, secondo documenti regolatori. Con $15,5 milioni già raccolti e l’intenzione di chiudere altri $2 milioni, la società sta rivelando ora al pubblico il suo impegno verso il futuro dell’esplorazione spaziale e dello sfruttamento delle risorse extraterrestri.
La notizia segna la prima indicazione pubblica di finanziamenti chiusi da Interlune dal suo round seed di $1,85 milioni nel 2022. La startup, in gran parte mantenuta fuori dal radar pubblico, ha mantenuto un profilo basso fino ad ora, facendo pochissimi annunci ufficiali riguardo alla sua tecnologia.
La figura di spicco dietro Interlune è Gary Lai, CTO dell’azienda e ex-ingegnere aerospaziale con oltre 20 anni di esperienza presso Blue Origin, dove ha ricoperto il ruolo di chief architect per i sistemi di trasporto spaziale, inclusi lanciatori e atterraggi lunar. Rob Meyerson, un esecutivo aerospaziale che ha presieduto Blue Origin per 15 anni, guida attualmente Interlune. Meyerson, noto anche per i suoi investimenti angelici in startup hardware come Axiom Space, Starfish Space, Hermeus e Hadrian Automation, porta un’eccellente esperienza e visione al progetto.
Molte delle informazioni trapelate sulla startup risalgono a ottobre scorso, quando Gary Lai ha condiviso alcuni dettagli durante un discorso presso il Museum of Flight di Seattle. Lai ha affermato: “Abbiamo l’obiettivo di essere la prima azienda che estrae risorse naturali dalla Luna per usarle qui sulla Terra. Stiamo costruendo un approccio completamente nuovo per estrarre quelle risorse, in modo efficiente, conveniente e anche responsabile. L’obiettivo è davvero creare un’economia sostenibile nello spazio.”
Le informazioni sulla tecnologia di Interlune sono limitate, ma un abstract di un piccolo finanziamento SBIR dalla National Science Foundation assegnato l’anno scorso fornisce alcune indicazioni. La startup si propone di sviluppare una tecnologia abilitante fondamentale per l’utilizzo delle risorse in situ sulla Luna, concentrandosi sulla capacità di ordinare la ‘polvere lunare’ (regolite lunare) per dimensione delle particelle. Questo processo consentirà l’approvvigionamento di materiali appropriati per estrazione di ossigeno lunare, stampanti lunari tridimensionali e altre applicazioni.
Il crescente interesse per l’utilizzo di risorse in situ (ISRU) nello spazio è motivato dalle aspirazioni della NASA di costruire un avamposto umano sulla Luna attraverso il programma Artemis. La NASA riconosce che soggiorni a lungo termine nello spazio richiederanno la capacità di generare materiali localmente per costruire infrastrutture, produrre aria respirabile e persino creare propellenti per razzi.
La concorrenza nella commercializzazione della tecnologia ISRU non riguarda solo le startup; Blue Origin ha annunciato l’anno scorso di aver creato celle solari e fili di trasmissione da un materiale chimicamente identico alla regolite lunare. L’uso intelligente delle risorse lunari è diventato un obiettivo condiviso nella comunità spaziale, e l’implicazione di Interlune in questa corsa al futuro spaziale potrebbe rappresentare una svolta significativa.
La startup ha ora attirato l’attenzione grazie ai suoi finanziamenti recenti, e mentre continua a mantenere il segreto sulla maggior parte dei dettagli, l’interesse intorno alle sue attività potrebbe aumentare, aprendo nuove prospettive sulla sostenibilità nello spazio e sull’uso efficiente delle risorse lunari. Restiamo in attesa di ulteriori annunci e sviluppi da questa intrigante startup spaziale.